lunedì 11 dicembre 2017

Gnicche il brigante

Quando visito un luogo nuovo, la prima cosa che mi viene in mente è: che storia ha? Chi ci ha vissuto? E non posso fare a meno di cercare notizie, di saperne il più possibile. Immagino le stesse domande frullare in testa ad un bambino, ed è proprio per rispondere alla sua curiosità (e alla mia) che scrivo questi libri. Ho molto amato visitare Arezzo e i suoi dintorni. Sono luoghi ricchi di storia, misteri e personaggi affascinanti.

Il racconto che segue lo trovate nel mio libro "Scoprire Arezzo e il Casentino -storie di nobili, santi e... fantasmi!-". Parla di un brigante chiamato Gnicche, e questa è la sua storia.


Federico Bobini era nato ad Arezzo il 13 giugno 1845, figlio di bravi ed onesti lavoratori. Dai genitori però, Federico non aveva preso nulla: al duro lavoro preferiva le ruberie; al sudore e alla fatica l’ozio, il vino e la bella vita.
Gnicche, questo era sempre stato il suo soprannome, viveva derubando i viandanti e uccidendo chiunque tentava di arrestarlo: era una furia incontenibile!
Nonostante la cattiva fama il popolo di Arezzo amava Gnicche, considerato un gentiluomo che, al pari di Robin Hood, donava ai poveri i soldi rubati ai ricchi. La fantasia popolare lo vedeva come l’eroe che si faceva beffe dello Stato, che fuggiva dalle prigioni umiliando le forze dell’ordine che tentavano invano di catturarlo. Era anche un abile ballerino: pur di non perdere un ballo, preferiva andarci travertito da donna!

A soli 26 anni morì come muoiono tutti i briganti: colpito da una pallottola durante uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine.



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